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lunedì 12 settembre 2022

730 precompilato 2022, rush finale: ecco come fare tutto online

 

(Adnkronos) - C’è tempo fino al prossimo 30 settembre per inviare il 730. Meno di tre settimane, quindi, per consultare la dichiarazione 2022 predisposta dal fisco, modificarla o accettarla così com’è e premere il tasto “invio”. A riepilogare il da farsi fiscale è l'Agenzia delle Entrate in una nota. Coloro che, nei mesi scorsi, hanno già visualizzato ed eventualmente integrato il modello lo troveranno salvato e pronto per il click nella propria area riservata. Ma quest’anno, spiegano ancora i tecnici, è ancora più semplice inviare la precompilata online in autonomia. Con 1,2 miliardi di dati già caricati dal Fisco, infatti, i modelli sono ancora più completi. I cittadini che utilizzano la precompilata trovano già inseriti, per esempio, i dati delle certificazioni uniche, le spese sanitarie, per la casa (interessi passivi mutui, ristrutturazioni e acquisto mobili, etc.), quelle sostenute per la scuola e l’università dei figli e molte altre.

Da quest’anno, inoltre, annota ancora l'Agenzia delle Entrate, chi ha difficoltà ad accedere in prima persona al servizio online può “autorizzare” un familiare o un’altra persona di fiducia a operare per proprio conto nell’area riservata del sito dell’Agenzia e non perdere così i vantaggi della precompilata. La dichiarazione accettata senza modifiche, infatti, esclude i controlli sulle spese che danno diritto a bonus fiscali; ma anche in caso di modifica basterà conservare solo i documenti relativi alla parte variata.

Come visualizzare la dichiarazione: per accedere alla dichiarazione precompilata occorre entrare nella propria area riservata sul sito www.agenziaentrate.gov.it con le credenziali Spid (Sistema pubblico di identità digitale), Cie (Carta d’identità elettronica) o Cns (Carta nazionale dei servizi). Per inviare il 730 c’è tempo fino a venerdì 30 settembre, mentre per il modello Redditi web la scadenza è fissata al 30 novembre 2022.

Come “delegare” una persona di fiducia

Novità di quest’anno è la possibilità di affidare a un familiare o a un’altra persona di fiducia la gestione della propria dichiarazione compilando un apposito modello disponibile sul sito dell’Agenzia. Se la procura è conferita al coniuge o a un parente (o affine) entro il quarto grado, il contribuente (rappresentato) può inviare il modello anche online, tramite i servizi telematici, o via pec; se invece è conferita a un’altra persona di fiducia, occorre conferire la procura presso un ufficio. In tutti quei casi in cui, a causa di patologie, la persona rappresentata non può recarsi in Agenzia, la procura può essere presentata direttamente dal rappresentante, insieme a un’attestazione del medico di base del rappresentato.

Un video tutorial, una guida e le faq per orientarsi in vista dell’invio: è online sul canale YouTube istituzionale dell’Agenzia un video-tutorial che illustra ai contribuenti i passi fondamentali per l’invio. Online sul sito delle Entrate anche la guida L’accesso ai servizi online per rappresentanti e persone di fiducia che spiega le regole per estendere l’accesso alla propria dichiarazione e agli altri servizi fiscali online a un familiare o a una persona di fiducia. È inoltre online un sito interamente dedicato all’assistenza: “Info 730”, con tutte le informazioni utili e una specifica sezione dedicata alle domande frequenti, in cui i cittadini possono trovare risposte ai loro dubbi.

mercoledì 5 gennaio 2022

Pensioni, aumenti fino a 700 euro nel 2022

 Primo Piano

Le entrate mensili dei pensionati aumenteranno nel corso del 2022. Questo accadrà per due motivi: la rivalutazione legata all'inflazione (la cosiddetta "perequazione") e la decurtazione dell'Irpef decisa dal governo Draghi. 

Gli aumenti riguarderanno tutti, in versione "micro" o più sostanziosi a seconda del proprio reddito. Il primo elemento a spingere in alto gli assegni delle pensioni è la rivalutazione degli importi dei trattamenti pensionistici per adeguarli al costo della vita: nel nuovo anno, le pensioni cresceranno dell'1,7%, come ha comunicato dal ministero dell'Economia.

Il trattamento minimo Inps passerà da 515,58 euro mensili a 523,83. L'assegno sociale, invece, si adeguerà passando da 460.28 a 467,65 euro. L'adeguamento sarà al 100% per gli assegni fino a quattro volte il minimo (cioè 2.062 euro), al 90% per gli assegni tra quattro e cinque volte il minimo (fino a 2.578 euro mensili) e al 75% per chi supera quella cifra. 

Questi aumenti, però, non si vedranno subito. Per non sforare i tempi, l'Inps ha infatti utilizzato per gli assegni con decorrenza gennaio l'indice di perequazione disponibile al 15 ottobre 2021, pari all'1,6%. Solo con la rata di marzo verranno versate le differenze spettanti.

Ma quali sono, nel dettaglio, questi aumenti annunciati? Il decreto del Mef cambia i criteri di perequazione per le classi di importo più alto. Si torna alle "tre fasce": 100% di rivalutazione (quindi 1,7%, fino a quattro volte il minimo), 90% (1,53%, oltre quattro e fino a cinque), 75% (1,275%, oltre cinque volte il minimo).

Nonostante questa differenziazione, che garantisce pienamente contro l'inflazione chi prende di meno, gli importi più alti godranno ovviamente di aumenti assoluti maggiori. Secondo le stime dell'Inps, chi percepisce 1.000 euro lordi dovrà accontentarsi di 17 euro in più al mese. Chi riceve una pensione da 1.500 euro lordi al mese vedrà crescere l'assegno di 25 euro. Chi invece percepisce 2.000 euro vedrà l'assegno crescere di 34 euro, che salgono a 42 per chi ha una pensione di 2.500 euro. 

Secondo fattore che porterà all'aumento delle pensione riguarda il taglio dell'Irpef, sia per dipendenti che per autonomi. Secondo le stime dell'Ufficio parlamentare di bilancio, l'aumento medio atteso è di 178 euro, ma con importanti differenze a seconda del reddito annuo: più è alto l'assegno pensionistico, maggiore sarà il beneficio dovuto al taglio delle tasse.

Qualche esempio? Per chi riceve meno di 18mila euro all'anno, l'aumento è di 200 euro. Più basso il beneficio per chi ha un assegno di 24mila euro: in questo caso, infatti, la crescita è di 132 euro. Maggiori sono invece i vantaggi per i percettori di pensioni alte: per chi incassa tra i 40mila e i 60mila euro all'anno, il guadagno è compreso tra i 500 e i 700 euro.

 http://it.finance.yahoo.com/

giovedì 30 settembre 2021

In arrivo la nuova tassa sui rifiuti. Ecco cosa cambierà

 Redazione

In arrivo la nuova tassa sui rifiuti. Ecco cosa cambierà
In arrivo la nuova tassa sui rifiuti. Ecco cosa cambierà

Tracciabilità digitale e incentivi fiscali in favore delle attività di riciclo al centro della riforma del sistema di tassazione ambientale

All'insegna della sostenibilità. La Tari, la tassa sui rifiuti, potrebbe cambiare. La riforma del sistema di tassazione ambientale parte dalla necessità di una maggiore tracciabilità, dopo l’esperimento non perfettamente riuscito del vecchio Sistri. Al centro del nuovo meccanismo, però, come si legge nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef), in vista della prossima legge di Bilancio, anche incentivi fiscali in favore del riciclo.

UNA TASSA PIÙ GREEN

Il governo starebbe ragionando su un nuovo meccanismo che tenga in considerazione nuovi incentivi fiscali per chi ricicla e a sostegno dell’uso delle materie prime secondarie, ossia gli scarti di lavorazione delle materie prime e dei materiali derivati dal recupero e dal riciclaggio dei rifiuti.

NELLA LEGGE DI BILANCIO

Si tratta, in estrema sintesi, di sviluppare ulteriormente l’economia circolare, come previsto dal Pnrr, sul quale il governo sta concentrando gli sforzi per sfruttare al meglio le risorse messe a disposizione dell’Unione europea. I tempi e i modi per realizzare queste riforme saranno definiti dal ministero per la Transizione ecologica, insieme a quello dello Sviluppo economico. Nello sviluppo del piano dovrebbero essere coinvolte anche Ispra e Enea, per un supporto tecnico che incentivi il recupero dei materiali e il riciclaggio dei rifiuti.

ECONOMIA CIRCOLARE

La scadenza fissata dal governo Draghi è giugno 2022. Dopo una consultazione pubblica, infatti, entro questa data la nuova strategia dovrebbe essere messa a punto. Sempre dall’approvazione del Nadef, inoltre, emerge anche l’intenzione dell’esecutivo di dotare anche i porti di nuovi impianti “adeguati a rispondere alle esigenze delle navi che vi fanno abitualmente scalo”. Questo, tra l’altro, è un impegno sul quale è intervenuta anche l’Ue, con la direttiva n. 883/2019, che il governo italiano dovrebbe ancora applicare.

TRANSIZIONE ECOLOGICA

La svolta green è al centro del Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Se non si rispettano i tempi c’è il rischio che i fondi europei legati al Pnrr arrivino in misura inferiore”, è il monito lanciato dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, all’Italian Energy Summit, organizzato dal Sole 24 Ore. Tornando alla nota di aggiornamento, la Nadef mette in cantiere un’accelerazione nello sviluppo delle reti elettriche e del gas, con un occhio alle fonti di energia rinnovabile.

L’ORIZZONTE TEMPORALE DEL 2050

Sempre nella nota di aggiornamento, si evidenzia come il CITE (Comitato interministeriale per la transizione ecologica) abbia intenzione di approvare la proposta di piano per la transizione ecologica del Paese, con un orizzonte temporale che arriva al 2050, ma con target da raggiungere prima.

GLI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE

Si tratta della neutralità climatica; azzeramento dell’inquinamento; adattamento ai cambiamenti climatici; ripristino della biodiversità e transizione verso un’economia circolare. Per raggiungere questi traguardi, il governo istituirà otto tavoli di lavoro. La revisione della tassa sui rifiuti arriverà dopo la riforma del sistema di tassazione ambientale. E solo allora la Tari potrebbe cambiare.

http://www.financialounge.com/

mercoledì 29 settembre 2021

Condono fiscale, ma non per tutti. Ecco chi ne beneficia e chi no

 Fabrizio Arnhold

Condono fiscale, ma non per tutti. Ecco chi ne beneficia e chi no
Condono fiscale, ma non per tutti. Ecco chi ne beneficia e chi no

L’Agenzia delle Entrate precisa che il limite di 5mila euro riguarda il singolo carico e che nella cartella è quindi possibile il cumulo

Il condono fiscale entra nel vivo. E non riguarderà solo le mini cartelle. Ci saranno, infatti, alcuni contribuenti che avranno modo di eliminare i debiti con il Fisco anche superiori al limite dei 5mila euro, fissato per lo stralcio previsto nel primo decreto Sostegni, dello scorso marzo. A definire meglio le modalità della cancellazione dei debito è l’Agenzia delle Entrate, con la circolare n. 11/E, diffusa la scorsa settimana.

CHI RIENTRA NEL CONDONO

Nel documento firmato dal direttore Ernesto Maria Ruffini, con oggetto “Stralcio dei debiti fino a 5.000 euro - Art. 4, commi da 4 a 9, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41 (c.d. Decreto Sostegni)”, viene meglio definita la platea dei contribuenti che possono beneficiare del condono fiscale. Per prima cosa riguarda, come previsto, atti affidati all’agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2021. Si tratta di una sanatoria riservata ai contribuenti persone fisiche e non (società di capitali, società di persone, enti non commerciali) che hanno conseguito un reddito imponibile fino a 30mila euro nel 2019, quindi attestato nella dichiarazione del 2020.

LE DATE DELLA CANCELLAZIONE

Il meccanismo dello stralcio è entrato in funzione in maniera automatica. Entro il 30 settembre 2021, l’Agenzia delle Entrate segnala alla Riscossione i codici fiscali dei contribuenti esclusi dal provvedimento perché oltre i 30mila euro di reddito. Un mese dopo, entro il 31 ottobre 2021, l’agente della riscossione procede con l’annullamento automatico dei debiti. Il procedimento prosegue con la scadenza del 15 novembre 2021, quando l’agente della riscossioni presenta al Mef il conto per ottenere il rimborso delle spese di notifica e per le procedure esecutive relative ai ruoli stralciati. Entro il 30 novembre 2021, la Riscossione segnala agli enti creditori l’elenco delle quote di debito annullate.

LE RATE DEI RIMBORSI

Il Mef entro fine anno, quindi con scadenza 31 dicembre 2021, verserà la prima rata dei rimborsi per le spese di notifica e per le procedure esecutive all’agente della riscossione. La seconda rata dei rimborsi, ha la scadenza fissata al 30 giugno 2022. In ogni caso, precisa l’Agenzia delle Entrate, entro il 31 ottobre 2021, i debiti dei contribuenti che rispettano i requisiti del condono si intendono annullati.

SENZA INVIO DI COMUNICAZIONE

Se il debito con il Fisco dovesse essere condonato, il contribuente non sarà avvisato perché il procedimento avviene in maniera automatica. Secondo una relazione tecnica del decreto Sostegni, la platea interessata riguarda 2,5 milioni di contribuenti. La circolare n. 11/E delle Entrate precisa che la Riscossione “provvede in autonomia allo stralcio senza inviare alcuna comunicazione” al contribuente, che potrà verificare la propria situazione consultando l’area riservata sul sito.

SUPERARE IL LIMITE DI 5MILA EURO

Sempre nella circolare delle Entrate, viene chiarito che il limite dei 5mila euro oggetto della cancellazione automatica verrà valutato non in base al valore complessivo della cartella ma dei singoli carichi. Facciamo un esempio per chiarire. Se un contribuente ha in sospeso una cartella per multe non pagate da 3mila euro e un’altra partita per tributi locali non saldati di alti 3mila euro, potrà vedersi cancellati in automatico 6mila euro di debiti con il Fisco, relativi alla stessa cartella. Ammesso che siano rispettati i requisiti reddituali. E a proposito di redditi, l’Agenzia delle Entrate sottolinea come il limite dei 30mila euro deve valere per entrambi i cointestatari, in caso di cartelle coobbligate; diversamente se uno non ne ha diritto, lo stralcio non può essere previsto.

OCCHIO ALLE INTEGRATIVE

L’Agenzia delle Entrate ha ribadito nella circolare che per lo stralcio delle cartelle fino a 5mila euro prenderà in esame le dichiarazioni dei redditi presenti nella banca dati al 14 luglio 2021. È possibile però presentare una dichiarazione integrativa entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione originaria. Dovrebbe, quindi, essere possibile per i contribuenti che hanno presentato una integrativa dopo il 14 luglio 2021, con un reddito imponibile inferiore a 30mila euro, poter usufruire della sanatoria “ex post”, facendo una specifica richiesta all’agente della riscossione.

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lunedì 27 settembre 2021

Condono fiscale 2021 e stralcio cartelle: come funziona e a chi spetta

 

Il condono fiscale 2021 varato dal Governo Draghi è diventato realtà. Una nuova circolare dell’Agenzia delle Entrate, scrive laleggepertutti.it, mette nero su bianco i requisiti di accesso e fornisce i chiarimenti necessari per usufruire di questa speciale forma di stralcio delle cartelle esattoriali fino a 5mila euro, che possono essere completamente annullate. Vediamo subito come funziona il condono fiscale 2021: a chi spetta, cosa riguarda e come beneficiarne.

Condono fiscale 2021: cosa riguarda?

Il condono fiscale 2021 introdotto dal Decreto Sostegni [2] elimina automaticamente le cartelle esattoriali pendenti e non ancora riscosse: sono quelle che erano state notificate agli interessati negli scorsi anni, ma che fino ad oggi non erano state ancora pagate dai contribuenti, né spontaneamente né recuperate attraverso la riscossione coattiva. Così ora il debito residuo viene cancellato, con i limiti che adesso ti indichiamo.

Il condono annulla le cartelle al di sotto dei 5mila euro, affidate all’Agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010 (la loro notifica ai contribuenti potrebbe essere avvenuta anche successivamente, ma questo non incide sulla possibilità di fruire della cancellazione del debito). Sono escluse dall’azzeramento alcune voci diverse dalle “normali” imposte e tasse: i recuperi di aiuti di Stato, le somme derivanti da sentenze di condanna della Corte dei Conti, le risorse proprie dell’Unione Europea (come i dazi e l’Iva all’importazione). Il condono non opera neppure per le somme riscosse dagli Enti locali territoriali (Regioni, Province e Comuni) attraverso l’ingiunzione fiscale, ma riguarda solo quelle iscritte a ruolo dall’Agente di riscossione (l’attuale Agenzia Entrate Riscossione, l’ex Equitalia e le varie ETR in passato esistenti).

Condono fiscale 2021: limite di importo

Il limite dei 5mila euro di importo del debito residuo non è riferito non all’intera cartella, ma ai singoli carichi contenuti in essa (tenendo conto del capitale, degli interessi per ritardata iscrizione a ruolo e delle sanzioni ed escludendo, invece, gli aggi, gli interessi di mora e le spese di procedura). L’Agenzia delle Entrate ha precisato che «in caso di pluralità di carichi iscritti a ruolo, rileva l’importo di ciascuno: se i singoli carichi non superano i 5.000 euro, possono beneficiare tutti dell’annullamento».

Questo significa che, se il contribuente ha più carichi iscritti a ruolo, quello che conta è l’importo di ognuno: la somma totale riportata nella cartella potrebbe essere molto più alta, ma le “partite”, cioè le varie voci contenute in essa, verranno eliminate se rientrano nella soglia. In pratica, viene cancellato ciascun carico che non supera il tetto di 5mila euro. Facciamo un esempio.

Una cartella contiene queste voci debitorie: Irpef 3.000 euro, Iva 2.000 euro, Imu 1.000 euro, tassa automobilistica 700 euro, multe per violazione al Codice della strada 3.300 euro (sono 11 sanzioni di 300 euro). Il totale della cartella è di 10.000 euro, ma il limite di operatività del condono riguarda ciascun carico e, perciò, questi debiti verranno tutti cancellati, perché nessuno di essi supera i 5.000 euro.

Condono fiscale 2021: a chi spetta?

Possono accedere al saldo e stralcio automatico delle cartelle sotto i 5mila euro solo i contribuenti (persone fisiche o società di persone e di capitali ed enti non commerciali) che hanno conseguito un reddito imponibile non superiore a 30mila euro, riferito all’anno d’imposta 2019. Perciò, chi ha avuto per quell’anno un reddito oltre i 30mila euro è escluso dal condono.

Nel calcolo dei redditi rientrano anche quelli soggetti a cedolare secca, a imposta sostitutiva per i contribuenti con partita Iva in regime forfettario (la cosiddetta flat tax) e le quote di agevolazione Ace (Aiuto alla crescita economica). Per individuare i redditi delle persone fisiche si prendono in considerazione le Certificazioni uniche 2020 e le dichiarazioni presentate nel 2020 con il Modello 730 o con il Modello Redditi, che risultano presenti nella banca dati dell’Agenzia delle Entrate alla data del 14 luglio 2021.

Condono fiscale 2021: tempi e scadenze

Sarà l’Agenzia delle Entrate, che dispone delle dichiarazioni dei redditi presentate, a comunicare con un flusso telematico, entro il prossimo 30 settembre 2021, alla sua “gemella” Agenzia entrate-Riscossione i codici fiscali e dati reddituali dei contribuenti per individuare quelli che rientrano nella soglia e, dunque, possono beneficiare del condono e quelli che, invece, superando i limiti saranno esclusi.

L’Agenzia Entrate Riscossione opererà automaticamente l’annullamento dei debiti, entro il 31 ottobre 2021, senza necessità di richiesta da parte del contribuente, il quale può comunque verificare sul sito o allo sportello se la cartella è stata effettivamente cancellata, consultando la propria situazione debitoria.

Il condono fiscale 2021 si applica anche alle cartelle rientranti nella rottamazione ter e a quelle inserite nel saldo e stralcio: gli importi residui delle rate dovute, depurati dai debiti cancellati, saranno ricalcolati dall’Agenzia Entrate Riscossione.

http://www.adnkronos.com/

lunedì 20 settembre 2021

Quali e quante tasse si pagano in Italia

 Rosaria Imparato

Sono in tanti a chiedersi quante e quali tasse si pagano in Italia. La risposta è tante, troppe: quasi un centinaio. E visto che sono in pochi a pagarle, le tasse sono altissime.

Quali e quante tasse si pagano in Italia? Nel 2019, secondo i dati elaborati dalla CGIA di Mestre l’Italia è al sesto posto in Europa per pressione fiscale, con una percentuale del 42%.

Naturalmente pagare le tasse è giusto, non c’è nessun dibattito da aprire su questo argomento. Piuttosto, viene da chiedersi come mai non solo ci siano così tante tasse, ma anche perchè siano così alte.

Guardando nel portafogli di imprenditori e liberi professionisti, infatti, oltre il 50% dei guadagni va via in tasse.

Secondo un rapporto della CGIA di Mestre il panorama fiscale italiano risulta troppo esoso ed estremamente frammentato.

Irpef e Iva sono le tasse che gravano più pesantemente sugli italiani: è dalla riscossione di queste due imposte che proviene il 55,4% del totale del gettito tributario.

Ma vediamo nel dettaglio quali e quante tasse si pagano in Italia.

Quali tasse si pagano in Italia

A pesare di più sui portafogli degli italiani sono senza dubbio Irpef e Iva, poiché vengono pagate da tutti i cittadini, che siano imprenditori, liberi professionisti, dipendenti privati o pubblici.

Per quanto riguarda l’Irpef, si parte da un’aliquota del 23% per le fasce più basse, fino ad arrivare al 43% per chi ha redditi superiori a 75.000 euro annui.

L’Iva è compresa nel prezzo di vendita dei beni, con tre aliquote sono: 4%, 10% e 22%. Le aliquote più basse vengono applicate solo su pochi beni di prima necessità.

L’Irap, l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive, è l’incubo di chiunque abbia una partita Iva, quindi imprenditori, liberi professionisti, società. Viene calcolata sul valore della produzione netta e ha un aliquota che va dal 4,25% al 8,50%.

Il bollo auto: per le auto di potenza superiore ai 185 Kw si pagano 20 euro in più per ogni chilowatt superiore al limite.

Il canone Rai deve essere pagato ogni anno da chiunque possegga un televisore, anche se non guarda i programmi della Tv di Stato, è pari a 90 euro.

Le imposte addizionali energia elettrica, perché non si paga solo il consumo effettivo, ma ci sono anche altri due tipi di imposta: quella erariale e l’addizionale regionale. Spetta da pagare a chiunque consumi energia elettrica, quindi sia imprese che privati.

L’imposta di bollo sui conti correnti viene addebitata direttamente sui conti correnti (sono 34,20 euro all’anno) che abbiano una giacenza media annua di 5.000 euro.

L’IMU, l’Imposta Municipale Unica, é una tassa patrimoniale che si paga sul possesso della casa. Senza dubbio risulta tra le più odiate dagli italiani, i quali hanno pensato di investire magari all’estero così da non pagare l’IMU. E invece abbiamo anche la tassa sugli immobili all’estero, e il costo si calcola come l’IMU.

La Tobin Tax, tassazione applicata su azioni e prodotti derivati, che forse sarà sostituita (casomai dovesse essere approvato il disegno di legge) dalla Raider Tax, una tassa sulla speculazione in Borsa e sulle criptovalute.

L’imposta di registro è una tassa che si deve pagare per registrare qualsiasi documento.

La Tari, l’imposta sulla raccolta dei rifiuti. Questa è spesso una delle tasse che più fa indignare gli italiani, infatti, sono sempre più numerosi i cittadini che chiedono il rimborso della Tari per disservizio.

Le accise sono le imposte che fanno gonfiare i prezzi della benzina, del gas, da cui vengono esosi ricavi. Le accise sulla benzina hanno generato incassi 33,8 miliardi nel 2018.
Dal prelievo sui tabacchi, lo Stato si è assicurato 10,5 miliardi nel 2018, mentre dalla tassa su giochi e lotto 13,9 miliardi nel 2018.

Ce ne sono anche alcune decisamente singolari, ad esempio abbiamo una tassa regionale sulle emissioni degli aeromobili, un’imposta sugli spiriti (cioè la distillazione di alcolici), sui gas incondensabili.

C’è tutto un filone di tasse, poi, che riguardano i sovrapprezzi imposti alla dogana (ad esempio sui fiammiferi e sui sacchetti di plastica non biodegradabili).

Quante tasse si pagano in Italia: previsioni per il futuro

Secondo uno studio realizzato da Unimpresa, basato sul documento di economia e finanza pubblicato dal MEF il 9 aprile 2019, non ci sarà nessuna riduzione delle tasse almeno fino al 2022.

La pressione fiscale che pesa sugli italiani è destinata a salire nelle previsioni: dal 42% di quest’anno al 42,7% nel biennio 2020/21. Nel 2022 dovrebbe fermarsi al 42,5%.

Nel 2020, grazie all’aumento dell’Iva che entrerà in vigore se non dovessero essere sterilizzate le clausole di salvaguardia, il gettito tributario aumenterà di 24 miliardi di euro.

Nel quadriennio 2019-2022, quindi, tra prelievi tributari e versamenti contributivi, le imprese e famiglie italiane si troveranno a pagare a circa 76 miliardi in più rispetto al 2018.

Dei 506,8 miliardi di tasse dovute nel 2019, 248,6 miliardi sono imposte dirette, ad esempio Irpef, Ires, Imu; 257,2 miliardi quelle indirette (Iva, accise), e i restanti 967 milioni fanno parte del “conto capitale”.

Il “conto capitale” è una voce del bilancio pubblico destinato a salire: dai 535,2 miliardi del 2020 ai 559,93 miliardi del 2022.

Prendendo atto delle variazioni del quadriennio 2019-22 rispetto al 2018, ci sarà un aumento del +10,98% delle entrate tributarie nelle casse dello Stato (circa 55,3 miliardi).

Anche i contributi sociali (previdenza e assistenza) cresceranno, dai 234,9 miliardi del 2018 si passerà ai 250,5 miliardi del 2019, ai 244,1 miliardi del 2020, ai 248,3 miliardi del 2021, ai 253,6 miliardi del 2022.

Ad aumentare non sono solo le tasse, ma anche la spesa pubblica. Rispetto al 2018 è previsto un incremento, nonostante la spending review, del +8,85%, pari a 75,5 miliardi.

L’unico aumento lieve previsto è sulla voce che riguarda gli investimenti pubblici, specie per infrastrutture e grandi opere: +11,39%, per un totale di 6,6 miliardi.

Le promesse della politica, a quanto pare, continuano a essere solo parole.

Per chi fosse interessato a tutta la relazione prodotta ad aprile dal MEF, in allegato il documento.

https://www.money.it/

lunedì 7 giugno 2021

Imu 2021, acconto entro il 16 giugno: ecco tutte le agevolazioni

 

Imu 2021, mercoledì 16 giugno va versato l'acconto dell'imposta sugli immobili. Sono molte le agevolazioni, vecchie e nuove. Dallo sconto per i pensionati residenti all'estero, all'esenzione per alberghi, agriturismi, discoteche e fiere. Che si vanno ad aggiungere all'elenco degli immobili che sono già beneficiari di trattamenti speciali, come la prima casa, le strutture inagibili, gli edifici di pregio storico e quelli della Santa sede. In vista della scadenza ormai prossima, il Centro studi enti locali in un'analisi elaborata per l'Adnkronos ricorda le agevolazioni, vecchie e nuove, che riguardano l'Imu.

Fa il suo esordio la riduzione per i pensionati residenti all'estero con pensione in convenzione internazionale, i quali possono versare il 50% dell'Imposta se rispettano i seguenti requisiti: essere titolari di pensione maturata in regime di convenzione internazionale con l'Italia (per i Paesi convenzionati); essere residenti in uno Stato di assicurazione diverso dall'Italia. Per questi soggetti si applica una riduzione Imu del 50% all’unica abitazione posseduta in Italia a titolo di proprietà o di usufrutto, non locata o data in comodato d'uso. Oltre alla riduzione Imu, si applica anche la riduzione Tari di 2/3 dell’importo dovuto.

L'emergenza covid ha portato il legislatore a introdurre una serie di esenzioni dal pagamento della prima rata Imu che riguarderanno gli immobili adibiti a stabilimenti termali, balneari marittimi, lacuali e fluviali.

Lo sconto è previsto, poi, per alberghi e pensioni e relative pertinenze, agriturismi, villaggi turistici, ostelli della gioventù, rifugi di montagna, colonie marine e montane, affittacamere per brevi soggiorni, case e appartamenti per vacanze, bed and breakfast, residence e campeggi (a condizione che i soggetti passivi siano anche gestori delle attività).

Non dovranno pagare l'imposta anche i proprietari di immobili rientranti nella categoria catastale D in uso da parte di imprese esercenti attività di allestimenti di strutture espositive nell'ambito di eventi fieristici o manifestazioni; discoteche, sale da ballo, night club e simili (anche in questo caso, a condizione che i soggetti passivi siano anche gestori delle attività). L'elenco degli esentati dal versamento comprende anche gli immobili posseduti dai soggetti passivi che hanno i requisiti per l’accesso ai contributi previsti dal decreto legge sostegni, purché gli stessi siano anche gestori.

Infine l'Imu non dovrà essere versate da cinema, teatri e sale per concerti e spettacoli, a condizione che i relativi soggetti passivi siano anche gestori delle attività ivi esercitate (sempre a condizione che i soggetti passivi siano anche gestori delle relative attività, l’esenzione si applica fino al saldo Imu 2022).

Sono inoltre confermate alcune riduzioni, come per gli immobili inagibili/inabitabili che potranno usufruire di uno sconto del 50%, previa presentazione di autocertificazione in cui si dichiara il possesso di una perizia redatta da un tecnico che attesti lo stato dell’immobile. Imposta dimezzata anche per gli edifici di pregio storico o artistico con vincolo diretto riconosciuto dalla soprintendenza.

A dover pagare solo il 50% di Imu sono anche i proprietari di immobili ad uso abitativo, non di lusso, dati in comodato d’uso ai parenti in linea retta (per una sola unità immobiliare, con contratto registrato e a condizione che il comodante possieda una sola abitazione in Italia e risieda anagraficamente e dimori abitualmente nello stesso comune in cui si trova l'immobile concesso in comodato). Il beneficio si applica anche nel caso in cui il comodante, oltre all'immobile concesso in comodato, possieda nello stesso comune un altro immobile adibito a propria abitazione principale, non di lusso. Per gli immobili locati a canone concordato con contratto registrato è invece previsto uno sconto del 25%.

Sono assimilate all’abitazione principale, e quindi esclude dal versamento: le unità immobiliari appartenenti alle cooperative edilizie a proprietà indivisa adibite ad abitazione principale e relative pertinenze dei soci assegnatari; le unità immobiliari appartenenti alle cooperative edilizie a proprietà indivisa destinate a studenti universitari soci assegnatari, anche in assenza di residenza anagrafica; i fabbricati di civile abitazione destinati ad alloggi sociali adibiti ad abitazione principale; la casa familiare assegnata al genitore affidatario dei figli, a seguito di provvedimento del giudice che costituisce altresì, ai soli fini dell'applicazione dell'imposta, il diritto di abitazione in capo al genitore affidatario stesso.

A non dover pagare l'Imu sono, inoltre; i proprietari di un solo immobile, iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, posseduto e non concesso in locazione dal personale in servizio permanente appartenente alle Forze armate e alle Forze di polizia ad ordinamento militare e da quello dipendente delle Forze di polizia ad ordinamento civile, nonché dal personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e, con alcune eccezioni, dal personale appartenente alla carriera prefettizia, per il quale non sono richieste le condizioni della dimora abituale e della residenza anagrafica.

Ai singoli comuni viene inoltre concessa la possibilità di esentare dal pagamento l'unità immobiliare posseduta da anziani o disabili che acquisiscono la residenza in istituti di ricovero o sanitari a seguito di ricovero permanente, a condizione che la stessa non risulti locata. In caso di più unità immobiliari, la citata agevolazione può essere applicata ad una sola unità immobiliare. Si ricorda, inoltre, che l'esenzioni vale anche per gli immobili posseduti dallo Stato, dai comuni, e gli immobili posseduti, nel proprio territorio, dalle regioni, dalle province, dalle comunità montane, dai consorzi fra detti enti, dagli enti del Servizio sanitario nazionale, destinati esclusivamente ai compiti istituzionali.

A cui si aggiungono alcuni tipi di fabbricati: classificati o classificabili nelle categorie catastali da E/1 a E/9; con destinazione ad usi culturali di cui all'art. 5-bis del Dpr. n. 60/1973; destinati esclusivamente all'esercizio del culto (purché compatibile con le disposizioni degli articoli 8 e 19 della Costituzione) e le loro pertinenze; di proprietà della Santa sede; appartenenti agli Stati esteri e alle organizzazioni internazionali per i quali è prevista l'esenzione dall'imposta locale sul reddito dei fabbricati in base ad accordi internazionali resi esecutivi in Italia.

Non versano l'imposta, inoltre, gli immobili degli enti non commerciali, destinati esclusivamente allo svolgimento con modalità non commerciali delle attività cosiddette meritevoli previste dalla normativa. E quelli dati in comodato gratuito al comune o ad altro ente territoriale, o ad ente non commerciale, esclusivamente per l'esercizio dei rispettivi scopi istituzionali o statutari (ma solo se previsto dal Comune nel proprio Regolamento).

Per quanto riguarda i terreni agricoli, le esenzioni riguardano quelli: posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali iscritti alla previdenza agricola, comprese le società agricole, indipendentemente dalla loro ubicazione; che si trovano nei comuni delle isole minori di cui all'Allegato A alla Legge n. 448/2001; a immutabile destinazione agrosilvo-pastorale a proprietà collettiva indivisibile e inusucapibile; ricadenti in aree montane o di collina delimitate dalla Circolare Mef n. 9/1993.

venerdì 21 maggio 2021

Fisco e contributi a fondo perduto, cosa rischia chi non ne ha diritto

 Fabrizio Arnhold

Fisco e contributi a fondo perduto, cosa rischia chi non ne ha diritto
Fisco e contributi a fondo perduto, cosa rischia chi non ne ha diritto

Con l’ultimo decreto Sostegni, sono già stati erogati oltre 4 miliardi di contributi a fondo perduto. Per richiederli, però, occorre rispettare determinate condizioni. Ecco cosa rischia chi li ha ottenuti indebitamente

In quest’ultimo anno, il governo ha previsto sostegni e contributi a chi ha subito danni economici a causa delle restrizioni e delle chiusure per il il Covid. Tra i tanti decreti approvati, dal Cura Italia fino al Sostegni bis, l’esecutivo ha messo a disposizione finanziamenti, agevolazioni e, soprattutto, contributi a fondo perduto. Nella maggior parte dei casi, però, occorreva rispettare determinate condizioni, a titolo di esempio la perdita del 30% del fatturato rispetto all’anno precedente. Chi ha ottenuto i contributi a fondo perduto senza averne diritto, rischia una sanzione amministrativa o, addirittura, penale.

LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO

L’ente che ha erogato il contributo a fondo perduto, nella maggior parte dei casi l’Inps, può effettuare delle verifiche. E nel caso ravvisasse delle irregolarità, potrà agire con le notifiche del caso, al fine di recuperare la somma indebitamente corrisposta, nel rispetto della normativa vigente. Nello specifico, si fa riferimento all’articolo 25 del Dl 34/2020 e alle successive misure di sostegno.

I TEMPI PER LA NOTIFICA

Chi ha richiesto e ottenuto contributi a fondo perduto, è soggetto a controlli. Se per qualche motivo il contributo non risultasse spettante, verrà eseguito un recupero crediti, da notificare entro il 31 dicembre dell’ottavo anno successivo a quello della percezione del contributo, quindi entro il 2028, nel caso si sia ricevuto lo scorso anno, oppure entro il 2029, per contributi incassati invece nel 2021.

L’AMMONTARE DELLA SANZIONE

La sanzione può variare dal 100 al 200% della misura delle somme indebitamente percepite e in nessun caso sarà possibile chiedere una forma di pagamento agevolata. Nel caso il lavoratore abbia percepito il contributo a fondo perduto indebitamente, si applica l’articolo 316 ter del codice penale, che regola il reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.

COSA SI RISCHIA

Secondo quanto previsto dalla normativa, rischia la reclusione da sei mesi a tre anni chiunque, mediante utilizzo o presentazione di dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, consegue indebitamente, per sé o per gli altri, contributi, finanziamenti, o altre erogazioni comunque denominate, concessi o erogati dallo Stato o da altri enti pubblici.

GLI IMPORTI E LE SANZIONI

Dipende anche dall’importo della somma indebitamente ottenuta. Se quella percepita è pari o inferiore a 3.999,96 euro, la violazione non costituisce reato e si applica soltanto una sanzione amministrativa da 5.164 a 25.833 euro che non può comunque superare il triplo del beneficio conseguito. Diversamente, se la somma supera i 4mila euro, si rischia anche la sanzione penale. Nel caso la violazione sia commessa da una società, scatta anche la responsabilità amministrativa.

VIA LIBERA ALLA CAMERA PER IL SOSTEGNI BIS

Ieri il decreto legge Sostegni bis, finanziato con 32 miliardi dello scostamento di bilancio autorizzato dal Parlamento, ha ricevuto il via libera dall’Aula della Camera. I nuovi ristori a favore delle imprese non saranno vincolati ai codici Ateco, legati all’attività dei lavoratori autonomi. Intanto per presentare la domanda per i contributi a fondo perduto del precedente decreto Sostegni, approvato lo scorso marzo (DL n. 41/2021), c’è tempo fino al 28 maggio.

CHI PUÒ CHIEDERE I CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO

Sono previste cinque classi per determinare l’ammontare del contributo, che sarà ottenuto applicando una percentuale alla differenza tra l’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi 2020 e l’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi del 2019. La percentuale è del 60, 50, 40, 30 e 20 per cento per i soggetti con ricavi o compensi non superiori rispettivamente a 100mila, 400mila, un milione, 5 milioni e 10 milioni di euro nel periodo di imposta. Il contributo a fondo perduto è pari all’importo così ottenuto e non concorre alla formazione della base imponibile, quindi non verrà tassato. E non potrà essere pignorato. La presentazione della domanda e l’ottenimento del contributo a fondo perduto permetterà di ricevere anche l’ulteriore contributo del decreto Sostegni bis.

LA MODALITÀ DI EROGAZIONE

Il contributo può essere erogato tramite accredito in conto corrente o come credito di imposta utilizzabile in compensazione tramite modello F24. È bene prestare attenzione alla modalità che si sceglie perché resterà valida anche per le erogazioni del decreto Sostegni bis. Chi ha ottenuto, quindi, il contributo con il primo decreto Sostegni non dovrà presentare la domanda perché l’erogazione - in conto corrente o come credito di imposta - avverrà in maniera automatica.

GIÀ EROGATI 4 MILIARDI DI EURO

I contributi a fondo perduto erogati alla fine di aprile ai soggetti titolari di partita Iva hanno superato i 4 miliardi di euro. In particolare, si legge nel comunicato dell’Agenzia delle Entrare, le somme complessivamente erogate “sono pari a 4.067.905.221 euro, di cui 3.945.709.195 con accredito diretto sul conto corrente dei beneficiari, mentre 122.196.026 euro sono stati richiesti dai contribuenti sotto forma di credito d’imposta da utilizzare in compensazione”.

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