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mercoledì 3 novembre 2021

Dividendo da 1,4 miliardi per Intesa Sanpaolo

 Fabrizio Arnhold

Dividendo da 1,4 miliardi per Intesa Sanpaolo
Dividendo da 1,4 miliardi per Intesa Sanpaolo

Intesa Sanpaolo chiude il terzo trimestre con un utile netto di 983 milioni. Il cda delibera la distribuzione di un acconto sul dividendo da 1,4 miliardi di euro, pari a 0,0721 euro per azione

Il terzo trimestre di Intesa Sanpaolo si è chiuso con un utile netto di 983 milioni, superiore ai 798 milioni previsti dal consensus degli analisti. Numeri che non confrontabili con i 3,8 miliardi dello stesso periodo del 2020, che includevano il goodwill negativo originato dall’acquisizione di Ubi Banca. Il cda decide la distribuzione di un acconto sul dividendo da 1,4 miliardi di euro, pari a 0,0721 euro per azione.

UTILE A 4 MILIARDI NEI NOVE MESI

Prendendo come riferimento i nove mesi del 2021, l’utile si è attestato a 4 miliardi, in calo del 37,2% rispetto al risultato contabile di un anno prima. Nel periodo gennaio-settembre i proventi operativi netti sono saliti del 15,4% a 15,9 miliardi, con interessi netti a 6 miliardi (+7,2%) e commissioni nette a 7,1 miliardi (+23,6%).

COSTI OPERATIVI IN CRESCITA

I costi operativi toccano quota 7,9 miliardi, in crescita del 13,1%, per un rapporto cost/income sceso al 50,1%. Il coefficiente di solidità patrimoniale Cet1 al netto dei dividendi maturati si attesta al 14,3% in base ai criteri transitori in vigore nel 2021 (il dato pro forma a regime è al 15,1%). A Piazza Affari il titolo cede lo 0,5% tornando sotto quota 2,5 euro dopo tre giorni consecutivi di rialzo.

ACCONTO SUL DIVIDENDO DA 1,4 MILIARDI

Come previsto, il cda di Intesa Sanpaolo ha deliberato la distribuzione di un acconto sul dividendo da 1,4 miliardi, pari a 0,0721 euro per azione, c he sarà pagato il 24 novembre, con stacco cedola il 22. Una decisione che è stata presa in quanto “non sussistendo controindicazioni derivanti dai risultati prevedibili per il quarto trimestre 2021 né raccomandazioni dei regolatori in merito ai requisiti patrimoniali applicabili a Intesa Sanpaolo che ostino a tale distribuzione”. Da inizio anno sono stati maturati dividendi per 2,8 miliardi.

 http://www.financialounge.com/

venerdì 5 febbraio 2021

Intesa SanPaolo chiude il 2020 con utile netto contabile 3,277 MLD. Tutti i numeri utili escludendo Ubi

 Laura Naka Antonelli

Nel 2020, il Gruppo Intesa SanPaolo ha riportato un utile netto contabile pari a 3,277 miliardi di euro e un utile netto pari a: 3,505 miliardi escludendo il saldo positivo delle componenti relative all'acquisizione di UBI Banca (pari a 684 milioni), costituite dagli effetti economici positivi dell'allocazione dei costi di acquisizione di 2,062 miliardi al netto delle imposte (incluso il goodwill negativo), determinati a seguito della finalizzazione del processo di PPA (Purchase Price Allocation) che ha incluso circa 2,1 miliardi di rettifiche di valore su crediti al lordo delle imposte, e dagli oneri di integrazione di 1,378 miliardi al netto delle imposte (circa 2 miliardi al lordo delle imposte, di cui circa 1,3 miliardi relativi a oltre 7.200 uscite volontarie entro il 2023, a fronte delle quali sono previste 3.500 assunzioni entro il primo semestre 2024), l'impatto contabile del connesso azzeramento del goodwill della Divisione Banca dei Territori (pari a 912 milioni), anche in relazione all'aumento del valore contabile della Divisione conseguente all'integrazione di UBI Banca. Utile netto pari a 3,083 miliardi escludendo anche i cinque mesi di apporto di UBI Banca (pari a 422 milioni), rispetto a 4,182 miliardi del 2019, superiore ai circa 3 miliardi di euro di utile netto minimo previsto per l'esercizio 2020; un utile netto di 4,539 miliardi se si escludessero anche le rettifiche di valore su crediti per i futuri impatti di COVID-19 (pari a 2,164 miliardi), in crescita di circa il 9% rispetto all'utile netto del 2019. Il risultato corrente lordo è salito di circa il 10%, rispetto al 2019, escludendo l'apporto di UBI Banca, consolidata dal terzo trimestre 2020, se si escludessero le rettifiche di valore su crediti per i futuri impatti di COVID-19, anche a seguito della ripresa nel secondo semestre 2020 degli interessi netti e soprattutto delle commissioni nette, che hanno registrato una crescita rispettivamente di circa il 2% e l'11% rispetto al primo semestre dell’anno.

https://www.finanza.com/

lunedì 5 ottobre 2020

Intesa Sanpaolo attesa al test cruciale di 1,55

 

Ancora debolezza per i bancari Europei, che non riescono a risollevarsi in maniera convincente, causa proiezioni fosche sugli effetti e durata della pandemia, rallentamenti nell’approvazione del pacchetto di stimoli europeo concordato in estate ed un deciso degrado grafico di tutti i principali indici, aggrappati ai loro supporti di breve ma incapaci di reagire in maniera convinta e duratura. Nella precedente analisi avevo già indicato area 1,55 come uno snodo grafico fondamentale per il colosso bancario italiano, riprendiamo in mano il grafico per capire a che punto siamo!

 I

ISP daily
ISP daily

l mancato superamento di 1,63 ha nuovamente riportato debolezza su Intesa (MI:ISP), risucchiata nella parte bassa del ristretto trading range di brevissimo compreso tra 1,58 ed appunto 1,63. Il titolo sta puntando deciso, pur senza variazioni giornaliere drammatiche, verso area 1,55, supporto la cui tenuta ho già indicato come fondamentale, pena un probabile veloce peggioramento fin verso area 1,50 nell’immediato, ma soprattutto un deciso cambio di sentiment grafico. La perdita di 1,55 (61,8% di ritracciamento dal massimo a 1,934) infatti rappresenterebbe la chiusura conclamata del tentativo di rialzo iniziato nel maggio scorso e riporterebbe il titolo nella pericolosa terra di nessuno compresa tra 1,50 e 1,30. Necessaria la tenuta quindi del supporto per una nuova accumulazione del titolo. Operativamente ed in un’ottica di trading di breve, al momento, possibili acquisti sulla tenuta di 1,55 e presenza di validi pattern di inversione, da proteggere sempre con uno stop loss alla rottura del supporto o del minimo registrato nel set up di inversione, per target iniziali 1,63 e quindi area 1,68 – 1,70, mentre per acquisti con ottica di lungo periodo soltanto un ritorno sopra 1,94 potrà fornire un quadro grafico meno complesso e rischioso.

https://it.investing.com/

lunedì 20 aprile 2020

Cosa fare con Intesa Sanpaolo a 1.35€?

E’ questa la domanda che si pongono migliaia di risparmiatori!

Per rispondere analizziamo l’andamento dei prezzi negli ultimi mesi.

INTESA SANPAOLO (MI:ISP) il quadro grafico
Il titolo bancario è nel portafoglio della maggior parte degli investitori che puntano sul mercato azionario italiano.

Al pari degli altri titoli è stato coinvolto nel brutale sell off che ha interessato i mercati fra fine febbraio e inizio marzo.

I prezzi hanno così corretto dal massimo toccato il 18 Febbraio a 2.6325€ al minimo a 1.3062€ toccato il 16 Marzo (perdendo metà del proprio valore).

Da quel livello gli acquirenti hanno tentato una reazione che però è sostanzialmente implosa; riportando i corsi in prossimità di area 1.35€.

Comprare o vendere a 1.35€

Considerando i fondamentali del titolo e l’ipervenduto presente sui principali indicatori di breve è opportuno mettere il titolo “nei propri radar” fra le azioni da comprare.

Chi ha un orizzonte di temporale di medio lungo termine, su questi prezzi, può iniziare “in punto dei piedi” e pianificare un accumulo!

Chi invece ha una logica speculativa potrebbe puntare su un repentino rimbalzo da questi livelli

Dalla Teoria alla pratica: un approccio “speculativo”
Qualora si abbia un approccio molto aggressivo è di brevissimo termine, potrebbe aver senso (anzichè investire direttamente sull’azione) usare uno strumento che disponga di una leva finanziaria.
Questa scelta può consentire di utilizzare un capitale decisamente più piccolo nella singola operazione, a beneficio di una più ampia diversifcazione di portafoglio

Mettiamo il TURBO a INTESA SANPAOLO
Se si è pronti a sobbarcharsi i rischi di un investimento levereggiato ha senso monitorare il Certificato Turbo Long con ISIN NL0014605834.

La peculiarità di questo prodotto (che ha una Scadenza il 19 Giugno del 2020) è quella di poter beneficiare di una leva 6 circa (nel momento in cui scriviamo).
A fronte di questo, presenta un Livello Knock Out a 1,14€, ovvero un prezzo raggiungo il quale il certificato perde l’intero valore.

Immaginiamo adesso i possibili scenari da qui ai prossimi 2 mesi

– Qualora i prezzi di INTESA SANPAOLO rimbalzeranno da questi livelli, potremmo beneficiare del “boost” della leva. Se ad esempio il prezzo del sottostante ha un incremento del 5%, il nostro certificato si apprezzerà del 30% circa;

– Qualora invece i prezzi proseguano la discesa, il deprezzamento di INTESA sarà sempre amplificato per circa 6 volte.

Se da qui a metà giungo il sottostante perde oltre il 16% (va sotto 1.14€) il prodotto azzererà il suo valore.
Essendo un prodotto quotato, non è naturalmente necessario portarlo fino alla scadenza di Giugno!

E’ possibile liquidare la posizione in ogni momento anche grazie alla presenza del Market Maker che quota costantemente in denaro e lettera.

Rendimenti e dettagli INTESA SAN PAOLO

Performance 1 anno -41%
Performance 3 mesi -41,1%
Performance 1 settimana -5,04%
ISIN IT0000072618
Settore Financial
Capitalizzazione (mln) 24.096,89
Max 52 sett. 2,6325
Min 52 sett. 1,3062
Ultimo dividendo 0
P/E normalizzato 4,0973
EPS d’esercizio 0,2393
ROE d’esercizio 7,4878

mercoledì 19 febbraio 2020

Intesa-Ubi, l’accordo piace agli analisti

 
L’Opa (offerta pubblica di acquisto) avanzata da Intesa Sanpaolo sul capitale di Ubi è una buona notizia non solo per il gruppo torinese, che si aspetta da questa operazione di aumentare la redditività, ma anche per il sistema bancario italiano nel suo complesso, che in questo modo compie dei passi in avanti verso un maggior consolidamento.
Intesa ritiene che questa fusione produrrà sinergie al lordo delle imposte per 730 milioni di euro. Il prezzo dell'offerta riconosce a Ubi un premio del 28% rispetto al prezzo di chiusura del 14 febbraio 2020 e nell'ambito dell’operazione Intesa Sanpaolo venderà una parte della rete di filiali a Bper Banca in modo da anticipare possibili veti da parte dell’Antitrust.
Ubi è valutata dal gruppo torinese 0,6 volte il suo valore contabile a fine del 2019 e 12 volte gli utili attesi nel 2020 (escluse le sinergie). E’ una stima che a nostro avviso risulta elevata. Se invece teniamo conto delle sinergie al netto delle imposte, i costi di ristrutturazione per realizzarle e la dismissione delle filiali vendute a Bper Banca la valutazione di Ubi scende a 5 volte gli utili attesi per il 2020. Tuttavia Intesa si aspetta di realizzare un’integrazione completa dei due business entro il 2023.
Il valore delle sinergie al lordo delle imposte pari a 730 milioni di euro sono il risultato di un guadagno di 510 milioni di euro in termini di minori costi e di 220 milioni di euro di nuovi ricavi. Per raggiungere tale obiettivo Intesa prevede di spendere ulteriori 1,3 miliardi di euro al lordo delle imposte. Nel 2019 Ubi ha avuto 2,5 miliardi di euro di costi operativi e Intesa cercherà di tagliarli del 25% attraverso una riduzione del personale (5mila uscite volontarie previste). Il gruppo torinese ha una comprovata esperienza di integrazioni di aziende avendo eseguito con successo un numero elevato di operazioni di M&A. Di recente ha integrato con successo Veneto Banca e questo ci dà fiducia che possa raggiungere il suo obiettivo.
Fair value stabile a 2,40 euro 
La nostra stima del fair value del titolo resta invariata a quota 2,40 euro per azione poiché al momento non vi sono indicazioni se l'accordo sarà accettato dagli azionisti Ubi. Intesa, tuttavia, si è impegnata a distribuire un dividendo di 0,20 euro nel 2020 e nel 2021 qualora l'accordo venga raggiunto.
Ubi è la quarta banca italiana con una quota del 5% nel mercato dei prestiti, del 4% in quello dei depositi, del 3% in quello delle gestione patrimoniale e del 4% in quello delle assicurazioni. Questa acquisizione, dunque, pur non essendo un punto di svolta per Intesa le permette di consolidare la sua leadership in Italia (le sue quote di mercato salirebbero al 21% nel segmento prestiti e in quello dei depositi, al 23% in quello delle gestioni patrimoniali e al 19% in quello delle assicurazioni vita). Il rapporto cost-to-income di Ubi negli ultimi cinque anni è stato di 74 e questa bassa efficienza operativa mostra come il suo problema siano le mancate economie di scala. Per questo rappresenta un obiettivo attraente per Intesa.
Di Johann Scholtz

martedì 15 ottobre 2019

Intesa Sanpaolo: niente tassi negativi su conti. Ecco cosa farà


Diversamente dall'annuncio fatto nei giorni scorsi da Unicredit, Intesa Sanpaolo fa sapere di non avere intenzione di trasferire ai clienti l'effetto negativo della politica monetaria in essere.
A margine di un incontro organizzato dal Fondo di beneficenza di Ca' de Sass, il presidente di Intesa Sanpaolo ha fatto sapere che il gruppo da lui guidato non seguirà la strada di Unicredit e quindi non applicherà tassi negativi sui depositi dei clienti.

Secondo Gian Maria Gros-Pietro gli interessi negativi trasferiti sui conti correnti difficilmente possono indurre i titolari degli stessi ad investire, perchè di solito si investe quando ci sono prospettive di reddito e quindi la soluzione è nella politica dei Governi.
Il presidente di Intesa Sanpaolo aggiunge che a suo dire si possono fare due cose: la banca non pensa di applicare degli interessi negativi sui depositi di piccolo ammontare, mentre per i grandi depositi l'obiettivo è di offrire ai risparmiatori delle opportunità di investimento che siano apprezzabili.


Per raggiungere questo obiettivo secondo Gros-Pietro non si deve rimanere limitati esclusivamente al campo strettamente finanziario.
A tal proposito il presidente di Intesa Sanpaolo ha dichiarato: "Noi operiamo con una serie di attività nelle start up e nelle innovazioni, nei fondi destinati a questi tipi di crescita sia in campo industriale, sia nei servizi.

E queste sono opportunità di investimento che possono interessare quei risparmiatori che hanno disponibilità importanti".
Fonte: News Trend Online

giovedì 29 marzo 2018

Intesa Sp, Messina: su banche venete non ci sono criticità

Milano, 29 mar. (askanews) - Intesa Sanpaolo è già in linea con le richieste dei regolatori in materia di Npl. Lo ha sottolineato l'Ad della banca, Carlo Messina, che non ha commentato nello specifico il nuovo testo dell'addendum della Bce in Materia. "Per quanto riguarda l'addendum e gli Npl credo sia importante guardare alla sostanza del messaggio: che ci sia una necessità assoluta di ridurre lo stock degli Npl", ha spiegato Messina a margine della presentazione del X Rapporto annuale sull'Economia e finanza dei distretti industriali.
"Sul metodo dell'addendum - ha aggiunto - devo dire che non ho una visione né positiva né negativa e francamente credo che quello che stiamo facendo in banca, cioè ridurre lo stock degli Npl sia già compliant con le richieste dei nostri regolatori. Non entrerei nei dettagli perché il segnale molto chiaro che hanno voluto dare è stato molto chiaro: ridurre lo stock, poi i tecnicismi li lascio ai commentatori. L'unica cosa che mi interessa è che noi stiamo riducendo lo stock".
"Credo - ha poi ribadito Messina - che allo stesso modo i supervisori si debbano concentrare sui livelli dei derivati e degli attivi reimpossessati delle banche spagnole, perchè credo ci sia una diversità di priorità e questo è sbagliato perché i rischi che ci sono nei bilanci delle banche francesi, tedesche e spagnole non sono certo inferiori, anzi sono superiori a quelli delle nostre banche italiane".
"Sulle banche venete abbiamo appena concluso la 'due diligence' e non abbiamo trovato sorprese rispetto a quanto ci avevano dichiarato". Lo ha detto l'Ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, a margine della presentazione del X Rapporto annuale sull'Economia e la finanza dei distretti industriali. "Stiamo gestendo i due rami d'azienda, che ora sono integrati all'interno della banca, e non ci sono criticità particolari da evidenziare", ha aggiunto Messina riferendosi all'integrazione di Veneto Banca e Popolare di Vicenza.

venerdì 16 marzo 2018

Spunti rialzisti da Intesa e Unicredit

Francesco Cerulo VisionForex.info

venerdì 16 marzo 2018
Intesa S. Paolo è solidamente impostata, ormai da mesi, in una tendenza rialzista che continua a rimanere in essere anche su lievi correzioni dell'indice italiano. Dal grafico allegato è lecito notare come la fascia di prezzo compresa tra i 3€ e i 2.95€ sia un'area di prezzo statica molto importante, dato che nel passato è stata lavorata dalle quotazioni come resistenza di periodo. Un ulteriore riferimento dinamico e possibile notarlo dalla trendline passante sul grafico che nasce dai minimi di oltre un anno fa e che quindi va considerata in maniera importante.
Nelle prossime sedute quindi, anche se il prezzo dovesse concedersi ancora alle vendite, risulta fondamentale la tenuta dei 2.95€ e della trendline: qualora si creino pattern rialzisti, potrebbero nascere nuovi spunti positivi per il titolo con possibili arrivi in area 3.10€ prima 3.22€ poi.
Pericolosi invece ribassi confermati al close al di sotto dei 2.90€, che potrebbero interrompere il trend primario con possibili target in area 2.80€.
Anche per un'altra big del nostro listino si potrebbero creare scenari positivi nel breve periodo. Anche su Unicredit ci sono dei riferimenti interessanti sia dal punto di vista statico che dinamico. Una trendline da prendere in considerazione è quella tracciata in figura, la quale parte dai minimi del dicembre 2016 e un'area statica di supporto compresa fra i 16.05€ e i 16.50€. Soltanto ribassi inferiore al livello più basso citato poco fa, potrebbe compromettere lo scenario rialzista ed aprirne uno ribassista.
L'ultima candela daily però sembra aver confermato una tenuta positiva dei riferimenti di cui sopra: un allungo al di sopra dei massimi odierni potrebbero far allungare i prezzi verso area 17.80€-18€ prima e i massimi di periodo a 18.35€ successivamente.

Francesco Cerulo
Visionforex.Info

mercoledì 7 febbraio 2018

Intesa SP - Il piano 2018-21 'Una banca forte per un mondo digitale'

Il piano di impresa 2018-21 presentato oggi agli investitori da Intesa Sanpaolo pone obiettivi ambiziosi. Non solo in termini numerici, quali i 6 miliardi di utile netto a fine cammino, ma anche perche' lancia la sfida in termini di efficienza e redditivita' agli altri istituti di credito europei, ponendo il traguardo di affermarsi ai primi posti tra le banche del vecchio continente.
Nel complesso il piano appare solido e credibile, sia per la storia di successo nell'execution del vecchio business plan appena archiviato, sia perche' le ipotesi di base sono molto prudenziali (per esempio mantenimento dell'Euribor a zero) consentendo qualche piccola riserva. La svolta, invece, e' data dalla strategia che prevede alcune alleanze in settori fondamentali come la gestione dei crediti deteriorati e l'asset management, con un global player internazionale, e contepla cessione di Npl sul mercato. Non sono previste invece grosse acquisizioni, tranne che se capitasse qualche occasione specifica nell'asset mangement. E, archiviato lo scorso anno il discorso Generali, Intesa punta proprio sulle polizze per la crescita dei ricavi, ma facendo tutto da se'.
Il piano poggia su tre linee guida principali: riduzione dei crediti deteriorati, taglio dei costi e crescita dei ricavi continuando lo sviluppo del wealth management e accelerando nei prodotti assicurativi.

La riduzione dei crediti deteriorati e la partnership per la piattaforma di servicing

Tutti e tre i pilastri sono importanti per raggiungere gli obiettivi finali, ma il primo riveste una rilevanza particolare perche' permette di risolvere il problema dei crediti deteriorati una volta per tutte, togliendo quel fattore di rischio e di attenzione che distorce la percezione delle potenzialita' della banca. Risolvere del tutto il problema significa dimezzare nei prossimi quattro anni lo stock dei deteriorati lordi che passera' da 52,1 miliardi a 26,4 miliardi, ma anche rendere piu' efficiente la macchina per il recupero di modo che in futuro non si ricrei un accumulo.
L'incidenza sul totale crediti scendera' dall'attuale 11,9% a livello lordo al 6%.
'A livello netto si portera' al 2,9% raggiungendo il livello delle altre banche europee pur operando in un contesto e con un modello di business totalmente diverso', osserva Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, 'questo indicatore e' quello che va considerato per capire il livello di rischio di una banca. A fine piano noi avremo un livello basso e verra' valorizzato quello che e' il nostro asset principale, cioe' la ricchezza finanziaria della clientela'.
Per raggiungere l'obiettivo di riduzione di 25,6 miliardi di crediti deteriorati Intesa Sanpaolo prendera' in considerazione anche la cessione di crediti, strategia non perseguita finora. Con la consapevolezza che 'il primo della classe' deve avere la flessibilita' di cambiare approccio per raggiungere gli obiettivi posti in primo luogo dalla Bce e condivisi dalla banca.
Non e' stato quantificato quanto della riduzione derivera' da cessioni e quanto dal work out, ma Messina ha sottolineato che il de-risking dovra' avvenire senza costi per gli azionisti. A tal fine l'istituto cogliera' l'opportunita' garantita dell'Ifrs9 per procedere a un incremento delle coperture dei crediti deteriorati che verranno portate al 57% (al 69% per le sofferenze) con un assorbimento direttamente in patrimonio e senza passare dal conto economico. A questo fine verra' stanziato l'1% del Cet1, pari a fine 2017 al 14%.
Sempre nell'ambito della gestione dei crediti deteriorati e' stato confermato che il piano prevede la creazione di una societa' nella quale confluira' la piattaforma di servicing per l'attivita' di recupero (per il credito ordinario e per il leasing) e la Re.O.Co. (Real Estate Owned Company). Il progetto e' finalizzato a una partnership con un operatore industriale per migliorare la performance nei recuperi adottando le migliori pratiche internazionali. In attesa della firma la piattaforma sara' rafforzata con investimenti nella qualita' dei dati e nei sistemi informativi (30 milioni di euro di investimenti IT) e con piu' persone. Il tutto per aprire i servizi anche a terzi.
Per migliorare la gestione dei crediti retail allo stato iniziale di deterioramento verra' creata 'Pulse', un'unita' interna centrale dedicata a questa attivita' prima demandata alle filiali, anche in questo caso aperta anche ad esterni.

Taglio dei costi attraverso la semplificazione del modello operativo

Anche per quanto riguarda i costi l'obiettivo e' arrivare ai migliori livelli di efficienza europei scendendo dall'attuale 55,1% (incluse le attivita' delle ex Venete) al 45,4%. Per raggiungere l'obiettivo e' prevista la riduzione del personale di 9.000 persone, la chiusura di 1.100 sportelli, la cessione di immobili, l'incorporazione di alcune entita' giuridiche e la riduzione di 160 milioni di spese amministrative.
Per quanto riguarda il personale si tratta di uscite volontarie gia' concordate, di cui 3.300 nel 2018, e che porteranno il numero di dipendenti da 98,9 mila a 90,8 mila, incluse 1.650 assunzioni e 5.000 persone che saranno riconvertite ad altre attivita' con un piano di formazione sul quale e' stato previsto un miliardo di investimenti nel quadriennio. A regime i risparmi sul personale saranno di 675 milioni annui.
Il piano prevede la chiusura del 1.100 filiali, che passeranno da 4.050 a 2.950. Il tutto senza perdere il contatto con la clientela grazie alla digitalizzazione per la quale saranno investiti 2,8 miliardi permettendo uno sviluppo dell'offerta multicanale, ma anche grazie alla capillarita' di Banca 5, l'ex banca dei tabaccai, che garantisce una diffusione anche nei piccoli centri e all'utilizzo di Atm evoluti.
In questo modo si riuscira' ad aumentare al 90% la popolazione italiana raggiunta (dall'attuale 75%), con un risparmio di costi.
Anche il patrimonio immobiliare sara' oggetto di una ottimizzazione. E' prevista la creazione di un'unica sede direzionale a Milano, collegata in modo efficiente con il centro direzionale di Torino. Anche il ricorso allo smart working permettera' minor necessita' di spazi fisici. Nel complesso Messina stima che i ricavi dalle dismissioni immobiliari possano essere comprese tra 1 e 1,5 miliardi.
Dal punto di vista amministrativo e' prevista la riduzione delle entita' giuridiche. Ben 12 tra banche reti (Banco di Napoli, CR veneto, CR Pistoia e lucchesia Carisbo, Banca Nuova, CR Forli' e Romagna, CR Firenze, CR Friuli e Venezia Giulia e Banca Apulia) e societa' prodotto (Banca Imi, Banca Prossima e Mediocredito Italiano) verranno incorporate in Intesa Sanpaolo, anche se per alcune verranno mantenuti i marchi.
Infine e' previsto un calo di 160 milioni per le spese amministrative, saldo derivante da 600 milioni di risparmi e 440 milioni di incremento dovuti a crescita e inflazione.

La crescita dei ricavi punta su asset management e assicurazioni

Il nuovo mantra di Intesa Sanpaolo, che nel piano precedente era 'Siamo una Wealth management company di successo' e' diventato nel nuovo piano 'Saremo un leader europeo nel wealth management & protection'. Ed e' proprio questa la novita' per quanto almeno riguarda i numeri, dato che la convinzione di Messina nelle opportunita' del business assicurativo erano gia' note dal tentativo di scalata delle Generali, abbozzato lo scorso anno. In questo piano, invece, Intesa punta a fare tutto in casa.
L'incremento atteso per quanto riguarda i ricavi e' di circa 3 miliardi nell'arco del piano. I proventi operativi netti sono attesi a 20,8 miliardi (+4% rispetto ai 17,8 miliardi del 2017 pro-forma).
Dell'aumento la parte maggiore e' rappresentata dalle commissioni che cresceranno di quasi 2 miliardi attestandosi a fine piano a 10 miliardi (+5,5%). Il driver della crescita delle commissioni e' l'incremento degli asset under mangement per i queli e' previsto un Cagr 18-21 del 7%, grazie soprattutto alla trasformazione del risparmio amministrato in gestito.
Per il margine di interesse e' prevista una crescita del 2,8% a 8,3 miliardi, sulla base di ipotesi molto conservative quali Euribor a 0 nel 2021.A riguardo del margine di interesse Messina ha sottolineato come 100 basis point di aumento dei tassi di interesse corrispondano a un incremento di 1,6 miliardi negli interessi. Una sensitivita' che e' recentemente stata aumentato (era 1,2 precedentemente) modificando le posizioni di hedging per rendere la banca piu' reattiva al rialzo dei tassi. Infine gli altri proventi saliranno a 2,6 miliardi (+2,2%) con un contributo di 0,5 miliardi dalla crescita delle assicurazioni danni.
L'obiettivo di Intesa Sanpaolo e' diventare il numero uno nell'assicurazione non motor in Italia. Il piano di crescita prevede l'inserimento nelle filiali di 220 esperti di tutela assicurativa, la formazione specifica di 30 mila persone, di cui 5 mila nel 2018, 300 milioni di investimenti e la predisposizione di incentivi specifici. 'Per raggiungere l'obiettivo del 2021 abbiamo previsto un incremento delle vendite delle polizze per sportello da 0,3 a 3 al giorno e nelle filiali dove abbiamo condotto un esperimento pilota abbiamo raggiunto quei numeri', ha rilevato Messina. In termini di penetrazione il progetto e' passare dall'attuale 5,4% al 18%. Saranno inoltre inserite 500 persone per la gestione dei processi post vendita.
Sara' inoltre lanciata una piattaforma digitale aperta per attirare anche clienti non correntisti.
Nel private banking l'obiettivo e' diventare una delle prime cinque private bank in Europa e la seconda nell'Eurozona per masse gestite, con un flusso di raccolta netta gestita di Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking pari a 55 miliardi di euro nel 2018-2021.
Per quanto riguarda l'asset management e' previsto un rafforzamento della fabbrica prodotto e un allargamento della gamma. Per questo potrebbe essere siglata una partnership con un operatore industriale globale come possibile acceleratore della strategia dell'Asset Management.
Come obiettivo per le masse gestite di Eurizon e' atteso un aumento a circa 400 miliardi di euro nel 2021 da 314 miliardi nel 2017 (al lordo delle duplicazioni e escludendo Penghua).


www.marketinsight.it

giovedì 9 novembre 2017

Intesa trova sostegno nella trimestrale. Analisti tutti bullish


Tra le blue chips che ieri sono riuscite a terminare gli scambi in controtendenza rispetto al mercato troviamo Intesa Sanpaolo. Il titolo, insieme ad Unicredit, è stato in grado di sottrarsi alla furia ribassista che si è abbattuta sugli altri protagonisti del settore bancario.
Dopo aver chiuso la sessione di ieri con un rialzo dello 0,28%, Intesa Sanpaolo quest'oggi ha proposto un copione identico, terminando gli scambi a 2,858 euro, a ridosso dei massimi intraday, con un progresso dello 0,28% e quasi 84 milioni di azioni scambiate, al di sopra della media giornaliera degli ultimi tre mesi pari a circa 77 milioni di pezzi.

I risultati dei primi nove mesi dell'anno

Intesa Sanpaolo in queste ultime due sedute ha trovato sostegno nei buoni dati societari diffusi ieri che hanno visto il gruppo archiviare i primi nove mesi dell'anno con un utile netto di 5,888 miliardi di euro, includendo il contributo pubblico di 3,5 miliardi legato all'acquisizione delle due banche venete.


Al netto di questa voce il risultato è pari a 2,469 miliardi, in crescita rispetto ai 2,335 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno.
Il risultato della gestione operativa è calato del 2,4% a 6,298 miliardi di euro, mentre i costi operativi sono rimasti stabili a 6,336 miliardi.
Le commissione nette hanno riportato un incremento del 6,4% a 5,64 miliardi di euro e gli interessi netti sono calati del 3,2% a 5,369 miliardi. 
Le rettifiche di valore nette sui crediti sono scese da 2,534 a 2,078 miliardi di euro, mentre il totale dei crediti deteriorati è diminuito del 9,1% rispetto alla fine del 2016, attestandosi a 27,066 miliardi di euro.

In crescita i coefficienti patrimoniali

Per quanto riguarda i coefficienti patrimoniali, il Common Equity ratio è al 13% dal 12,7% di fine 2016, mentre il Tier 1 è salito dal 13,9% al 1 (12,7% a fine 2016), il Tier1 al 14,9% (13,9%) e il total capital al 17,6% (17%).


Questi valori  si collocano su livelli largamente superiori ai requisiti normativi, anche nello scenario avverso dello stress test, con un common equity ratio che, anche nello scenario avverso, si attesterebbe al 10,2%.

I principali numeri del terzo trimestre

Con riferimento al solo terzo trimestre Intesa Sanpaolo ha consegnato un utile netto contabile di 650 milioni di euro e al netto del contributo pubblico e dell'apporto dell'acquisizione dei rami di attività delle due banche venete, il dato sapere pari a 731 milioni di euro, contro i 628 milioni dello stesso periodo dello scorso anno.
I proventi operativi sono scesi del 6,2% a 4,077 miliardi, mentre i costi operativi dell'1,7% a 2,122 miliardi.

Per il risultato della gestione operativa si evidenzia una contrazione del 10,7% a 1,955 miliardi di euro, mentre le rettifiche di valore nette sui crediti sono calate da 737 a 646 milioni di euro.
Da segnalare che alla luce della crescita attesa per l'utile netto quest'anno, Intesa Sanpaolo ha confermato l'impegno a distribuire 10 miliardi di euro di dividendi cash complessivi, come indicato nel piano industriale relativo al periodo 2014-2017.

Le reazioni delle banche d'affari e i giudizi sul titolo

I numeri diffusi ieri dal gruppo sono stati accolti con favore dalle banche d'affari che nel complesso hanno confermato dei giudizi positivi su Intesa Sanpaolo.


E' il caso di Kepler Cheuvreux che ha ribadito la raccomandazione "buy" sul titolo, con un prezzo obiettivo ritoccato da 3,5 a 3,4 euro, complice una riduzione delle stime sull'utile per azione in media del 2,4% per il periodo 2017-2020. 
Il broker segnala che la trimestrale di Intesa Sanpaolo ha sorpreso in positivo in termini di utili, qualità del credito e ratio patrimoniali, a fronte però di un net interest income deludente.
A consigliare l'acquisto del titolo è anche UBS che ha un target price a 3,05 euro: gli analisti segnalano tra i fattori positivi della trimestrale le commissioni, la qualità dell'attivo e il capitale, mentre tra quelli negativi troviamo la debolezza del net interest income.
Anche Morgan Stanley ha una strategia bullish su Intesa Sanpaolo con una raccomandazione "overweight" e un fair value a 3,4 euro.

Una conferma che giunge dopo i conti trimestrali che hanno evidenziato un utile netto in linea con le attese della banca americana.
Indicazioni positive anche dal Credit Suisse secondo cui il titolo è destinato a sovraperformare il mercato, con un prezzo obiettivo a 3,2 euro. L'istituto elvetico richiama l'attenzione in particolare sul miglioramento dell'outlook della qualità dell'attivo, evidenziato al contempo che il Common Equity Tier 1 ratio è stato solido e superiore alle aspettative.
Si sbilanciano meno i colleghi di Jefferies che su Intesa Sanpaolo mantengono fermo il rating "hold", con un target price a 3,15 euro.

Il broker riconosce però il solido bilancio del gruppo e il progressivo miglioramento della qualità dell'attivo.
Fonte: News Trend Online

venerdì 18 agosto 2017

Unicredit e Intesa in calo, ma per gli analisti sono da comprare

 
La seduta di ieri si è conclusa in territorio negativo anche per due big del settore bancario come Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) e Intesa Sanpaolo (Amsterdam: IO6.AS - notizie) che si sono mossi però a velocità diverse. Dopo aver archiviato la sessione di ieri con un progresso di un punto e mezzo percentuale, Unicredit oggi ha ceduto il 2,05% a 17,66 euro, fermandosi sui minimi intraday e occupando la penultima posizione nel paniere del Ftse Mib. Poco vivaci i volumi di scambio visto che a fine giornata sono passate di mano oltre 13 milioni di azioni, contro la media giornaliera degli ultimi tre mesi pari a poco più di 17 milioni di pezzi.
E' andata meglio ad Intesa Sanpaolo che, dopo aver guadagnato oltre il 2% ieri, è sceso dello 0,34% oggi a 2,916 euro, con oltre 98 milioni di azioni trattate, al di sotto anche in questo caso della media giornaliera degli ultimi tre mesi pari a circa 113 milioni di pezzi.
Unicredit e Intesa sotto la lente di Hsbc
Unicredit e Intesa Sanpaolo ieri sono finiti sotto la lente di Hsbc, i cui analisti hanno allineato i giudizi sui due titoli. La strategia su Intesa Sanpaolo è stata rivista da "hold" a "buy", con un prezzo obiettivo aumentato del 30% a 3,2 euro.
La promozione è stata decisa anche per tenere conto dei benefici attesi dall'acquisizione di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Secondo il broker questa operazione potrò consentire un rafforzamento dell'utile di Intesa Sanpaolo nell'ordine del 4% nel 2018 e del 6% nel 2019 post sinergie su ricavi e costi.
La view è positiva anche su Unicredit per il quale il rating è stato confermato a "buy", con un target price migliorato del 12% a 19,3 euro sulla scia dei progressi compiuti sul fronte della ristrutturazione, segnalando che ciò permette di guardare con maggiore ottimismo alle prospettive di medio termine del gruppo.
Gli esperti di Hsbc segnalano che Intesa Sanpaolo tratta a premio rispetto ad Unicredit, in linea con quanto accaduto in buona parte dell'ultimo decennio. Le azioni dell'istituto di Piazza Gae Aulenti potranno anche tentare di colmare questo gap, ma secondo gli analisti il premio incorporato da Intesa Sanpaolo dovrebbe continuare almeno parzialmente.
Le strategie di Citigroup (NYSE: C - notizie) ed Equita su Intesa Sanpaolo
A scommettere su Intesa Sanpaolo è anche Citigroup che invita ad acquistare con un fair value rivisto di recente da 3,05 a 3,2 euro. Una mossa quest'ultima che riflette un miglioramento delle stime deciso dagli analisti per tenere conto della redditività migliore delle attesa registrata dal gruppo nel secondo trimestre.
Più cauta la view di Equita SIM che su Intesa Sanpaolo mantiene fermo il rating "hold", con un prezzo obiettivo a 3,2 euro, accordando la sua preferenza alle azioni di risparmio rispetto a quelle ordinarie.
Unicredit al vaglio di Equita SIM e Berenberg
Sempre la SIM milanese punta con decisione su Unicredit che viene indicato come top pick del settore bancario a Piazza Affari, con una raccomandazione "buy" e un target price aumentato nei giorni scorsi da 19,2 a 20,7 euro. La revisione della valutazione è stata decisa sull'onda delle incremento delle stime riferite al triennio 2017-2019 nell'ordine del 13%.
Indicazioni bullish per Unicredit arrivano anche da Berenberg che non più tardi di una settimana fa ha confermato la raccomandazione "buy" sul titolo, con un fair value ritoccato da 15 a 16 euro. Gli analisti definiscono positivi i primi segnali che arrivano dal gruppo con riferimento alla riduzione dei costi e del rischio.

martedì 9 maggio 2017

Intesa sfrutta ancora l'effetto conti. Broker divisi sul titolo


Anche la seduta odierna si è conclusa in progresso per Intesa Sanpaolo che è salito in controtendenza rispetto all'indice Ftse Mib ed è stato l'unico protagonista del settore bancario a terminare gli scambi in positivo. Il titolo, dopo aver archiviato la sessione di venerdì scorso con un rally di circa tre punti percentuali, quest'oggi ha guadagnato terreno per la quinta giornata consecutiva, terminando le contrattazioni a 2,852 euro, con un vantaggio dello 0,35% e volumi di scambio sostenuti.

A fine sessione sono transitate sul mercato quasi 158 milioni di azioni di azioni, ben al di sopra della media giornaliera degli ultimi tre mesi pari a circa 127 milioni di pezzi.

I risultati del primo trimestre

Intesa Sanpaolo ha beneficiato anche oggi di un sentiment positivo sulla scia dei conti del primo trimestre diffusi venerdì scorso e accolti con favore dal mercato.

Nei primi tre mesi dell'anno la banca ha conseguito un utile netto pari a 901 milioni di euro, in crescita rispetto agli 806 milioni dello stesso periodo del 2016, ma il dato sale a 1,183 miliardi escludendo l'ammontare di tributi e altri oneri riguardanti il sistema bancario.
Il risultato della gestione operatività è salito dell'1,5% a 2,15 miliardi di euro, mentre i proventi operativi netti hanno mostrato un progresso dello 0,8% a 4,21 miliardi di euro.


Il cost/income ratio è sceso dal 49,2% al 48,8%, mentre le rettifiche di valore nette su crediti sono aumentate frazionalmente da 694 a 695 milioni di euro. Il totale dei crediti deteriorati, al netto delle rettifiche di valore, è sceso dell'1,8% rispetto a fine dicembre scorso a 29,22 miliardi di euro, mentre i crediti in sofferenza sono stati pari a 14,57 miliardi, contro i 14,89 miliardi della fine dello scorso anno.
Quanto ai coefficienti patrimoniali, alla fine del primo trimestre Intesa Sanpaolo ha un Common Equity ratio pari al 12,5% dal 12,7% di fine 2016, mentre il Tier 1 ratio è salito dal 13,9% al 14,1% e il coefficiente patrimoniale totale al 17,3% dal 17% della fine dello scorso anno.

L'outlook per l'intero esercizio

Passando all'outlook per l'anno in corso, Intesa Sanpaolo prevede un aumento del risultato della gestione operativa, quale conseguenza della crescita dei ricavi e del continuo costa management.

Atteso inoltre un incremento del risultato lordo, unitamente ad una riduzione del costo del rischio.
La banca nella seconda metà dell'anno prevede la contabilizzazione di circa 800 milioni di euro di plusvalenza netta dalla cessione di AllFunds firmata nel primo trimestre, ed è stato confermato l'impegno alla distribuzione di 10 milioni di euro di dividendi, indicato nel piano industriale 2014-2017.

I commenti di Jefferies ed Equita SIM

Per gli analisti di Jefferies, i numeri trimestrali di Intesa Sanpaolo sono stati solidi, con un utile superiore alle attese del 14% grazie ad alcune voci straordinarie, ma anche i ricavi core sono stati forti.
Quest'ultimo dato è stato apprezzato anche da Equita SIM che dopo i risultati del primo trimestre ha deciso di inserire Intesa Sanpaolo nel suo portafoglio principale con un peso di 800 punti base.

Una decisione presa alla luce del momentum degli utili legato al miglioramento delle condizioni di mercato per le banche grazie alla stabilizzazione/aumento del net interest income e ala riduzione del costo del credito. Alla base della decisione anche l'aumento della visibilità su una generosa politica di dividendo che possa sulla distribuzione di utili ordinari, senza dimenticare il catalizzatore rappresentato dai target del nuovo piano.
La SIM milanese ha deciso di rivedere al rialzo le stime su Intesa Sanpaolo per l'anno in corso e per i prossimi due e questo ha portato ad aumentare il prezzo obiettivo da 2,9 a 3,2 euro.

La raccomandazione sul titolo resta ferma a "hold" perchè secondo gli analisti il titolo, malgrado l'incremento della visibilità su una politica di dividendi generosa, già incorpora la crescita prevista nelle loro stime.

Societè Generale boccia Intesa Sanpaolo

Cauti anche i colleghi di Societè Generale che hanno deciso di modificare la loro strategia su Intesa Sanpaolo da "buy" a "hold", con un target price ritoccato da 2,8 a 2,9 euro.

Kepler Cheuvreux resta bullish

A rimanere bullish sul titolo è Kepler Cheuvreux che mantiene invariato il rating "buy", con un fair value alzato da 2,9 a 3,3 euro. Quest'ultima mossa riflette un incremento delle stime sull'utile per azione in media del 3,6% per il periodo 2017-2020 sulla scia della trimestrale migliore delle attese diffusa dal gruppo e alla luce dell'ottimismo mostrato dal CEO Messina sulle prospettive di crescita.
Fonte: News Trend Online

giovedì 4 maggio 2017

Intesa Sanpaolo: analisi tecnica.

Il quadro grafico di breve/medio periodo di Intesa Sanpaolo è caratterizzato dalla struttura rialzista costruita negli ultimi 2 mesi circa. Il titolo bancario, al fine di alimentare l’uptrend, dovrebbe riuscire a stabilizzarsi al di sopra della prima resistenza a 2.84 euro. L’eventuale successo aprirebbe spazi di ascesa verso 2.90 e 2.95 euro, con target successivo alla resistenza chiave di medio termine a 3.0 euro. Il superamento, in chiusura, di detto livello creerebbe i presupposti per un allungo verso i 3.16 e 3.22 euro. Indicazioni contrarie a questi sviluppi arriverebbero con la rottura di 2.65, prologo a un test del supporto 2.60 euro (la cui violazione in chiusura potrebbe spingere i prezzi fino a 2.51 euro). Il titolo in 6 mesi ha guadagnato il 36%, il 21% in 12 mesi, il 16% in 3 anni ed il 164% in 5.
Lo scorso 28 aprile Intesa Sanpaolo ha informato che l’agenzia internazionale Fitch ha ridotto il rating assegnato alla Banca per il lungo termine da ‘BBB+’ a ‘BBB’ con outlook Stabile, e il Viability Rating da ‘bbb+’ a ‘bbb’. Il rating per il breve termine ‘F2’ è stato confermato. Questa azione segue il declassamento del rating a lungo termine della Repubblica Italiana da ‘BBB+’ a ‘BBB’ con outlook Stabile, reso noto da Fitch il 21 aprile scorso.
Indicatori tecnici:
RSI(14)Comprare
STOCH (9,6)Ipercomprato
STOCHRSI (14)Ipercomprato
MACD(12,26)Comprare
ATR(14)Più volatilità
CCI(14)Comprare
ADX(14)Comprare
ROCComprare
UOComprare
Williams R: Ipercomprato.
 Medie mobili esponenziali:
il prezzo è collocato al di sopra di Ema20, quest’ultima è superiore a Ema50; entrambe sono superiori alla media mobile di periodo 200 (SMA). Secondo questa teoria è in atto l’orientamento più rialzista possibile.
 Rating e target price:
NomeDataRatingTarget Price
Banca Akros27/04/2017Neutral2.80 euro
Credit Suisse25/04/2017Outperform2.90
Barclays25/04/2017OverweightN.D.
Kepler Cheuvreux20/04/2017Buy2.90
Deutsche Bank20/04/2017Buy2.80
Le prospettive per l’esercizio in corso
Per il Gruppo Intesa Sanpaolo, nel 2017 è atteso un aumento del risultato della gestione operativa, conseguente alla crescita dei ricavi e al continuo cost management, e del risultato lordo, con una riduzione del costo del rischio. E’ confermato l’impegno alla distribuzione di dieci miliardi di euro di dividendi cash complessivi, indicato nel Piano di Impresa, per il quadriennio 2014-2017.
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