Le grandi case d’investimento concordano sul fatto che il virus abbia aperto una brutta parentesi per economie e mercati, ma non siamo di fronte a un'inversione storica. Intanto la Fed porta improvvisamente i tassi a vicini allo zero e annuncia acquisti di titoli per 700 miliardi di dollari
La Fed non aspetta e gioca d’attacco abbassando i tassi domenica notte a quasi zero e annunciando, in contemporanea, la riapertura del Quantitative easing per 700 miliardi di dollari di acquisti tra T-bond e mutui immobiliari per contrastare gli effetti della diffusione del virus sull’economia e sui mercati. L’annuncio assolutamente inedito è diretto ad ammortizzare l’impatto del virus con misure concertate con Bce e Bank of England, per facilitare l’afflusso di dollari nei rispettivi sistemi finanziari. Il taglio di 100 punti base porta i Fed Funds a 0-0,25%, un livello che il mercato si aspettava venisse raggiunto per l’arrivo dell’estate. Una mossa preventiva per aiutare l’economa a evitare la recessione e sostenere Wall Street reduce da 4 settimane di volatilità violenta. Ma esattamente dove siamo?
UNA PARENTESI CHE PUÒ ESSERE LUNGA E PROFONDA, NON INVERSIONE ‘STORICA’
Tutto indica che è una parentesi, che può essere lunga e profonda, ma non un’inversione ‘storica’ del trend di espansione dell’economia globale e del mercato Toro’ che corre da 11 anni. Può starci anche una recessione ‘tecnica’, vale a dire due trimestri consecutivi con il segno meno davanti al numero del PIL, probabile in Europa e possibile anche in USA. A Wall Stret l’indice S&P 500 ha chiuso settimana scorsa a 2.711 passando dal territorio correzione al territorio Orso, vale a dire una distanza superiore al 20% dai massimi di periodo, nonostante il balzo di quasi 2000 punti nel finale di venerdì, dopo che il presidente Trump ha dichiarato l’emergenza da virus. Per passare dai record storici all’Orso, Wall Street ci ha messo appena 4 settimane. La correzione di quasi il 20% della seconda metà del 2018 aveva avuto bisogno di 16 settimane per dispiegarsi. Ma attenzione, passare dal Toro all’Orso per qualche punto non basta per dichiarare un’inversione di un trend di lungo periodo. Come la recessione tecnica, dentro la parentesi può starci anche un’incursione dell’Orso.
NIENTE A CHE VEDERE CON LA GRANDE CRISI, CHE MINAVA IL SISTEMA ALLA RADICE
Sul quadro delineato sopra convergono le analisi delle grandi case di investimento con cui Financialounge.com è costantemente in contatto, anche se ovviamente con sfumature diverse. E c’è consenso anche sul fatto che quello che sta succedendo in questo difficile passaggio tra inverno e primavera del 2020 non ha niente a che vedere con la Grande Crisi esplosa a settembre del 2008 con il crac di Lehman Brothers. Quella crisi impiegò oltre un anno per caricarsi e andò a minare le fondamenta del sistema finanziario, con le grandi banche e istituzioni americane che cadevano come birilli e venivano salvate da una regia audace del Tesoro USA e della Fed che misero sul piatto insieme a una strategia audace e efficace anche una montagna di dollari. L’onda d’urto arrivò in Europa con la stessa violenza ma incontrando minor capacità di reazione e fu poi ‘doppiata’ dal secondo tsunami, la crisi del debito sovrano e dell’euro aperta nel 2010 e sventata solo nel 2012 grazie alla leadership da grande condottiero romano di Mario Draghi.
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